I testi sono tratti dalla redazione del Canone buddista in lingua pali (l'altra redazione tramandata è in sanscrito), che è considerata la più antica e genuina. Il primo testo ("Dhammapada"), in versi, rappresenta il compendio della morale buddista, e molte delle sentenze, sia pur tramandate dai discepoli, si possono attribuire al Buddha stesso; il secondo testo ("Suttanipata", misto di prosa e poesia), ricco di particolari leggendari, strani e miracolosi, contiene prevalentemente precetti di vita ascetica e solitaria, per sottrarsi alle passioni e agli impedimenti che distraggono dalla via della salvezza; il terzo ("Itivuttaka") è quello che risente maggiormente dell'interpretazione dei discepoli, che rivestono di forma poetica, o per lo meno metrica, i precetti del Maestro, ma in modo troppo schematizzato, monotono e ripetitivo (a scopo mnemonico)