Periphyseon (o De divisione naturae) - Traduzione dal latino di Michela Pereira - Testo basato sulla Versione 2. dell'edizione di Edouard Jeauneau. - Nel cuore del libro 3., a sua volta al centro del 'Periphyseon', Giovanni Scoto afferma: "Avrei dovuto pensare che da quel nome "nihil" venga significata l'ineffabile, incomprensibile e inaccessibile luminosità della bontà divina, ignota a tutti gli intelletti tanto umani che angelici." Il nulla domina quindi le sue idee rivoluzionarie sulla Creazione. A sua volta Peter Dronke, nel suo splendido commento, scrive: "Quando la trascendenza divina comincia ad apparire nelle teofanie allora quel nulla diviene qualcosa. Creare dal nulla tutti gli esseri, dal più alto al più basso, significa farli apparire come teofanie, come manifestazioni del divino". Giovanni Scoto, infatti, sostiene che nel Verbo divino, nella Sapienza, tutte le cose sono sia eterne sia fatte, e che Dio, nel creare il mondo, crea anche sé stesso. La Sapienza è informe, e in essa sussiste la materia, essa stessa informe. La Sapienza, che è l'esemplare infinito di tutte le forme, non ha bisogno di forma ad essa superiore per formarsi, ma quando discende nelle forme guarda a sé stessa come al suo proprio principio formatore. Nessun filosofo platonico si era spinto sino a questo.. - Vol. rilegato con sovraccoperta. Dono della Fondazione Lorenzo Valla con la collaborazione della Fondazione Cariplo